Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
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Proseguiamo nell’analisi di Enea, nuovo film in sala di P. Castellitto. In particolare analizziamo la figura della protagonista femminile, Eva, fidanzata di Enea.
Anche se non lo avete ancora visto, cercheremo dei paralleli con categorie più o meno comprensibili. Alcuni di voi avranno familiarità con la categoria della Buona Moglie (qui si può trovare una piccola antologia). Guardando questo film ci viene confermata un’idea che già possedevamo in forma poco definita: la BM è un concetto valido in un mondo che può anelare alla pace, un operatore possibile all’interno di una società che avanza, in cui il progresso è pensabile e realistico.
Eva, nonostante i richiami romantici e romanordini che vengono spesso confusi con l’essenza totale della BM, in realtà ne è una copia molto sbiadita; a Roma si direbbe sbattuta, ed Eva è una buona moglie sbattuta dalla frammentazione dell’èra contemporanea. Eva è un personaggio post-ideologico, molto poco sviluppato e totalmente schiacciato sul personaggio maschile, con un vago senso dell'ordine, (ovviamente culista). È la moglie del boss, o in termini contessiani (Niccolò Contessa, aka I Cani, che tra l’altro firma la bellissima colonna sonora del film): “la femmina del capo”. Più compiaciuta che inorridita davanti alla violenza dell’eroe Enea. Rispetto alla BM, Eva non ha canoni universali ed extra-clanici secondo cui giudicare il mondo.
Dicevamo che La Buona Moglie è un concetto valido per un mondo che è ancora possibile percepire come in pace. Al contrario, La retorica del clan, quindi la femmina del capo, è un concetto diverso che probabilmente si muove in un’epoca diversa. Alla base della BM c’è un’idea di unità sociale, di universalismo, di katholikè. Alla base del clan c’è la frammentazione esterna, il caos irrecuperabile, il famoso “Far West” (quasi sempre molto più percepito che reale), da cui l’arrocco, il rifugio.
Nella BM la famiglia ha un ruolo chiaramente centrale ma che non è mai in opposizione al mondo circostante. Al massimo, nei periodi di crisi sociale, al senso della famiglia può aggiungersi un significato testimoniale, cioè ci si può stringere nel proprio nucleo in difesa dalla decadenza mondana affinché in futuro il mondo possa di nuovo rivolgersi al modello giusto, alla retta via. Ma l’obiettivo della missione non può essere la sola salvezza monofamiliare, non si possono voltare le spalle al prossimo. La politica resta la più alta forma di carità.
Questo, in breve, è anche il motivo per cui la BM mal tollera i gruppetti di potere, i circoli di notabili più o meno mascherati da benefattori, e ogni forma di massoneria. Se c’è un idealismo e un antipragmatismo nella BM, è che non c’è tempo per crogiolarsi nella propria rettitudine o - peggio ancora - nella fortuna della propria condizione materiale. Il fine ultimo, talvolta inconsapevole ma comunque in fondo ben presente nel disegno entro cui si muove la BM, è che tutti gli sforzi e i sacrifici abbiano effetti benefici dentro e fuori al nucleo. Da cui, per fare un altro esempio, la porosità della famiglia della buona moglie, opposta alla chiusura del clan per definizione di clan.
Chiudiamo con un piccolo approfondimento cui avevamo accennato nel Tuffo precedente. Il rapporto tra BM e condizione della donna a Roma Nord. A una lettura superficiale, la BM viene associata a un certo benessere economico e un perbenismo sociale: condizioni talvolta esistenti ma che non sono affatto costitutive o fondanti. La BM ha spesso origini economicamente umili, e/o geograficamente paesane, e/o ha un fortissimo senso del dovere, dell’orgoglio, del sacrificio. Più che una figura angelicata, è una figura angelicante. È attiva nella scena e il suo benessere (mentale più che economico) lo ha costruito più che ereditato. La tipica donna di Roma Nord invece (e Eva non fa eccezione) è passiva, subisce la storia, le attenzioni degli uomini, il carattere del fidanzato, i soldi della famiglia.
La BM è spesso la prima generazione che si insedia col marito a Roma Nord, e condivide lo spazio e il quartiere con donne nate e cresciute romanordine, o più precisamente (pur nell’accezione ampia e non letterale che il termine ha assunto) “parioline”. Tra le due figure c’è però un abisso. Parafrasando il noto proverbio/meme: quartieri duri generano buone mogli, buone mogli generano quartieri felici, quartieri felici generano parioline/femmine del capo, femmine del capo generano quartieri duri.
Breve: la famiglia è l’universo di Roma Nord, ma nel Nord di Roma Nord quell’universo è realmente patriarcale: la saga di famiglia si trasmette per via maschile, mentre le madri sono solitamente belle, stupide e al massimo tenere per la loro inconsistenza e passività. Viceversa, nella Roma Nord in via di sviluppo, la buona moglie è figura cardinale, e condivide il centro del palco in perfetto equilibrio col marito.
Rassegna stampa: un estratto della catechesi di Papa Francesco sul tema della lussuria, dall’udienza generale di mercoledì 17/1/’24. Il testo completo, chirurgico e commovente, è qui.
Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale – la castità è più che l’astinenza sessuale –, bensì va connessa con la volontà di non possedere mai l’altro. Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. Amare è questo, e l’amore è bello. La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: la lussuria depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza.