Tuffi/69
Affluenza, Founder mode, autocitazioni, Venture Capital = Tinder, Draghi competitività, Pisani-Ferri.
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Oggi parliamo di soldi, politiche industriali, finanza e startup, argomenti cringe e incel per eccellenza. Piccolo teorema preliminare: parlare ossessivamente di soldi è tecnicamente incel, nella misura in cui fare soldi è l’unico modo che gli incel ritengono di avere (secondo la loro teoria, peraltro corretta) per raggiungere una certa affluence (che in inglese vuol dire ricchezza ma è parola particolarmente bella, mi sembra che abbia anche qualcosa di attrazione. è come se le persone intorno affluessero magneticamente verso la persona ricca).
Qualche giorno fa il fondatore di Airbnb ha fatto un discorso a una specie di summer school di YCombinator, una piattaforma che fa incontrare aspiranti startupper, quindi aspiranti miliardari, (quindi incel). Questo tizio si chiama Brian Chesky (tipico founder palestrato, di cui abbiamo parlato in fondo a Tuffi/30) e ha detto che quando Airbnb era una startup, spesso le persone gli hanno dato dei consigli “di buon senso”, banali e in fondo inutili, e ogni volta che ha seguito questi consigli si è sempre trovato male. Si è trovato bene solo quando non ha seguito questo buon senso e ha fatto di testa propria, in quello che Paul Graham (fondatore di YC) ha poi ribattezzato Founder Mode, e che è opposto al trito e libresco Manager Mode dei consigli che dicevamo.
Questa divisione tra Founder e Manager Mode (neanche a dirlo: Founder culista, Manager tettista (ref. Teoria TCF) ha dato luogo a un grande dibattito che non ci interessa.
Quello che ci interessa è che è incredibile quanto il bias del sopravvissuto sappia riproporsi e riprodursi in ogni epoca e in ogni ambito, compreso evidentemente chi dovrebbe avere ben chiari i bias cognitivi della mente umana, cioè chi lavora in tecnologia e finanza. Qui il fondatore della startup di maggior successo di tutta la storia di YCombinator, davanti a una platea di giovani affamati di conoscenza, dice più o meno: “fate come vi sentite e senza ascoltare consigli, a me è andata bene così”. Di chi ha fatto come si sentiva e ha fallito (la stragrande maggioranza), nessuna traccia nel discorso.
In fondo la lezione più profonda è questa: i bias cognitivi non sono degli errorini accidentali che qualcuno ha fatto in un momento puntuale della storia e adesso che li abbiamo scoperti li abbiamo superati; i bias ce li abbiamo nel cervello, siamo fatti così, e finché non ci attacchiamo Neuralink dietro la nuca - che magari a un certo punto avrà qualche capacità di neutralizzazione bias cognitivi antropogenici - ci convivremo per sempre.
Meme molto bello e adatto, trovato qui.
Piccola teoria: il Venture Capital è il Tinder dell’economia.
Se qualcuno vuole sapere cos’è un Venture Capital, o VC, consiglio questo sito.
(la battuta del link di google è l’unica battuta acida di cui è lecito ridere da adulti e farà ridere le generazioni nate almeno fino al 2100).
Dicevamo che lavorare per un VC è un po’ come usare Tinder: no relazioni stabili, tantissimi stimoli, un leggero approfondimento su ognuno per scartare o accettare (brevi presentazioni di startup // brevi bio personali), pochissimo rischio spalmato su tanti microinvestimenti, da nessuno ci si aspetta chissà quale miracolo ma dalla somma di tutto questo movimento ci si aspetta di andare avanti, di tirare a campare in modo scientifico. Non so trarre ulteriori conseguenze di questo parallelismo, se qualcuno vuole cimentarsi leggo con interesse via mail.
Rassegna stampa 1: commento dell’Economist sulla famosa relazione sulla competitività di Draghi, della quale parleremo presto in modo più approfondito.
Rassegna stampa 2: Intervista del Financial Times a Jean Pisani-Ferry, economista francese, su capitalismo green e dintorni. Piccolo estratto:
But how is the EU going to deal with a US administration that doesn’t even pretend to care about the future of the WTO and the global trading system? You said that they tend to hope rather than prepare, so what should they be doing?
JFP: Assuming the US went for an isolationist strategy, Europe should go even more in the direction of forming trade agreements with partners. I mean there is no hope the WTO can be effective with a Trump administration. So the right strategy would be to form regional trade agreements, including in Asia and with Latin America.