Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
[Come abbiamo imparato nel Tuffo/10, iniziamo con un Piccolo Escamotage Personale Irrilevante e poi arriviamo al dunque.]
Quando ero in Erasmus in Spagna ogni tanto mia madre mi chiamava al telefono. Se erano tipo le 9 di sera e ancora non stavo cucinando, chiosava dicendo tipo “beh certo, gli spagnoli mangiano tardi”. All’epoca, 20enne imbecille sognatore decostruzionista, questo luogo comune mi creava un mix di irritazione e simpatica compassione verso la povera boomer (all’epoca ovviamente non si diceva così, si diceva senex mater). Telefonata dopo telefonata il riferimento ricorrente (all’epoca tòpos) divenne una gag familiare e ancora oggi, quando qualcuno nomina la Spagna, ricordiamo che gli spagnoli cenano verso le 4 di notte. Ma aveva ragione mia madre, e io ero un cretino.
Tutto questo cappello introduttivo per dire che le guide The Passenger sono brutte. O meglio: non sono guide. The Passenger - almeno i volumi che ho leggiucchiato io - è una raccolta di articoli sapientemente edgy e più o meno letterariamente curati, ma che non hanno nessun filo conduttore (a parte la coincidenza di riferirsi alla stessa città) né chiariscono nulla. Raccontano piuttosto storie casuali.
La guida, cioè ogni strumento che serva affinché un viaggio possa essere di qualche interesse umano e non animale, cioè che sia spinto anche da un movente intellettivo, deve ambire a offrire una lettura sistematica di qualcosa. Non per forza dell’intera destinazione: una guida non deve per forza spiegarmi tutta Montreal, o tutta l’India, cioè tutti i livelli che l’umanità riesce a individuare quando parla di un luogo. Una guida può benissimo concentrarsi su un argomento (possibilmente specificandolo nel titolo), un argomento anche minuscolo, e però su quell’argomento offrire una visione d’insieme, sistematica. Credo che Umberto Eco abbia detto più o meno cose simili o comunque risonanti quando parlava di come bisogna scrivere una tesi di laurea. Ovviamente non ho letto Eco (sarebbe troppo facile citare cose lette veramente) ma mi pare di aver capito che bisogna scegliere un argomento dai confini abbastanza ristretti da poter essere sicuri di essere tra i migliori conoscitori al mondo, in quel momento, dell’argomento delimitato a oggetto della tesi.
Ora, da una guida non ci aspettiamo che sia così maniacalmente esaustiva all’interno dei confini del titolo, ma che abbia almeno l’intenzione di dire qualcosa di complessivo, su uno o più piani del luogo geografico che ha scelto di raccontare.
E questo The Passenger non lo fa. Non vorremmo tirare sempre in ballo la paura che si ha oggi di fare teoria, o meglio di fare qualsiasi teoria che non sia “capitalismo brutto” oppure “binarismo sessuale brutto”. Però forse alla base dell’approccio casual-casuale di The Passenger al mondo c’è un po’ questo timore, il timore di ambire all’esaustività. Così che poi nessuno possa dire che la spiegazione è parziale, che “le cose sono più complesse” (avete veramente rotto il ca**o, vi meniamo coi bastoni). Saranno più complesse ma intanto, caro viaggiatore, sappi che grossomodo gli spagnoli mangiano tardi la sera, fanno la siesta il pomeriggio e bevono birra chiara industriale talvolta mischiata con la limonata. Ed è questo, in fondo, il motivo che ha spinto l’umanità a viaggiare e anche l’ultimo motivo nobile rimasto per giustificare questa indegna giostra godereccia bulimica che è diventato il viaggio nell’epoca della sua accessibilità su larga scala. Poter dire, quando chiama mamma, sì mamma, avevi ragione, gli spagnoli cenano tardi.
Capolavoro grafico ad opera di Ra’i - Remake all’italiana
Ci rivolgiamo ai più giovani e parliamo di Will Media, canale di informazione nato su instagram e ormai assorbito in Chora media, piattaforma di podcast etc. etc. Sul Foglio di sabato scorso c’è stato questo inaspettato e velenosetto botta e risposta tra Haupt-Calabresi, la coppia a capo di Will-Chora, e Cerasa direttore del Foglio.
Passo indietro: Alessandro Tommasi, fondatore e capo di Will fino a giugno 2023, da quando è uscito ha creato un suo partito e pochi giorni fa ha annunciato un’alleanza con Calenda per le prossime europee. Da cui il Foglio ha scritto l’articolo citato, “Will for Calenda”, da cui i nuovi capi di Will hanno provato a dissociarsi tramite questa lettera, da cui infine la risposta di Cerasa che con un guizzo di onestà rimette i puntini sulle ‘i’.
Will, ma forse anche tutta Chora e tutta l’informazione che gira sui nuovi media, cerca di accreditarsi davanti al nuovo pubblico come post-ideologica, super-partes e altri ossimori a vostra scelta. Fanno spesso prodotti di alta qualità (confesso subito di essere un puntuale consumatore del podcast Actually, condotto dallo stesso R. Haupt e il suo fidato scudiero R. Bassetto), hanno riempito un vuoto informativo sui giovani e siamo tutti contenti della loro esistenza, però ogni tanto qualche adulto che li renda un po’ più onesti e consapevoli (innanzitutto a sé stessi) fa bene. Anche perché, per dirne una, hanno appena assoldato un podcast condotto da Oscar Giannino: non proprio una persona lontana dalle ideologie e dalla politica elettorale. Ma va bene così, anzi, tanto meglio venire allo scoperto e dibattere limpidamente dal proprio posto sulla scacchiera.