Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
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Avrete senz'altro presente che da qualche anno, più o meno da quando la nostra soglia dell'attenzione è crollata, è in voga questa moda di introdurre ogni discorso più o meno serio (un saggio breve giornalistico, una presentazione universitaria) con un aneddoto per accorciare le distanze con l'uditore e magari catturare un po' più a lungo la sua attenzione. Qualche riga di testo o un minutino di discorso in cui si riporta un esempio buffo, una sciocchezzuola personale. Ovviamente, lo sappiamo tutti, questa è una truffa. Non solo: truffe stilistiche di questo genere dopo un po' perdono anche la loro efficacia. Ormai quando apriamo un articolo che ci interessa, soprattutto su giornali che sappiamo con assoluta certezza che proveranno a fregarci, ci viene quasi automatico saltare il primo paragrafo in cui l'autore ci parlerà dei calzini di sua nonna prima di parlare dell'argomento del titolo.
Da qui la nostra proposta: invece di aneddoti introduttivi al ribasso, scriviamoli al rialzo, per astrazione, pesantezza, impegno filosofico. Stai scrivendo un saggetto sul romanzo politico italiano del quindicesimo secolo? Inizia con una riflessione astrusa su La pace perpetua in Hegel. Stai raccontando com'è cambiata Milano negli ultimi sei mesi? Parti con una poesia di Majakovskij.
È morta Jane Birkin. È morta una bella donna. Che dire. È difficile commentare questo episodio così normale eppure ormai così imbarazzante senza scadere nella banalità. Non riesco a dire qualcosa di veramente acuminato, però soffermiamoci un attimo: ci rendiamo conto di cosa è successo? È morta una donna bella. Servizi di telegiornale, articoli di giornale, uomini di tutto il mondo - almeno da una certa età in su - a lutto. Perché? Perché è morta una donna bella. Alcuni dicono che era un'attrice, forse anche una cantante, Wikipedia dice anche regista. Sarà. Ma chi vogliamo prendere in giro? è morta una donna bella, punto. E c'è mezzo mondo disperato. Ci rendiamo conto della profondità del problema, dell'eversività del comportamento di questi telegiornali, giornali, uomini, vecchi bavosi, vecchi normali, all'interno del mondo nuovo che stiamo cercando di costruire? (E infatti, avete notato che nessuna donna moderna ha detto o scritto neanche mezza parola?) Dove metteremo tutto questo surplus di amore per la bellezza? Cosa daremo ai brutti per compensare questa sfacciata disparità di trattamento? Riusciremo a cambiare l'uomo? Lo so che non mi stanno uscendo bene, ma sono domande serie.
Terzo enunciato sulle mail di lavoro: se devi mettere i messaggi con priorità alta, non hai autorità. La priorità alta esiste come esiste l'ipotesi che il padre alzi la voce o dia uno schiaffo al figlio: deve rimanere una minaccia remota, può verificarsi una o due volte nella storia del mondo. Abusarne, farne una prassi regolare, vuol dire svuotarla di senso o addirittura capovolgerla. Crescere bambini che perderanno ogni devoto timore e di quel padre semplicemente odieranno la misera bestialità. Si drogheranno e cercheranno di recare ogni dolore e delusione possibile. Così le mail con priorità alta. Amministratori, sappiate dosare il peso della vostra mano.
Teche:
Instagram killed the Facebook middle class' stars.
1. L'instagrammizzazione dei piccoli ex-intellettuali di facebook è andata di pari passo con l'abbandono della serietà e integrità postadolescenziale, il passaggio alla frivolezza e alla corruzione adulta, e la rinuncia ad ogni identità ideologica. Chi fino a poco tempo fa mal tollerava instagram, specie chi ne facesse un uso attivo (estetico, autopromozionale, etc.), oggi è pienamente integrato nelle sue dinamiche.
2. Marxianamente, instagram ha preso il sopravvento, probabilmente in tutte le fasce della popolazione ma soprattutto nelle due forze che trainano la storia: i giovani e le donne. Tutto il narcisismo che finora era stato riversato su facebook (prima ancora sui forum, e prima ancora sui blog), specie per quella laboriosa classe media che non aveva sfondato e che quindi rimaneva umile, attentissima alla profondità di contenuti e al cesellamento (per quanto apparentemente trasandato) della forma, ha adesso una nuova casa, non abita più qui. Facebook odora soprattutto di morte, cioè di maschi di una certa età preferibilmente aderenti a qualche complotto o almeno con un piede nella fossa del mondo novecentesco. Le interazioni appaganti vanno cercate altrove.
3. Talmente instagram ha vinto la battaglia materiale ed economica, che se prima gli ex aspiranti intellettuali usavano fb come trampolino informale per arrivare alle fonti classiche del sostentamento culturale (editoria, giornalismo, think tank) quelle stesse persone oggi coltivano un sogno più semplice, disintermediato e forse anche redditizio: diventare influencer paraintellettuali di instagram. Esiste infatti ormai una ricca fetta di mercato per veicolare microdosi di cultura (recensioni, citazioni, pensierini, etc.) in una piattaforma fotografica che in questi anni di startup è stata popolata soprattutto da contenuti più immediati (foto di vacanze, culi). Su quel mercato si sta comprensibilmente precipitando la ex classe media intellettuale di facebook, consapevole del fatto che il montepremi è alto, la domanda di contenuti culturali in forte crescita, la gerarchia dell'offerta ancora molto volatile, e lo sforzo richiesto minimo - almeno rispetto al sudore versato nelle care vecchie discussioni fb.