Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Chiara Valerio ha lanciato un nuovo podcast. Personalmente ho una profonda disistima Valerio, come già espresso in questo Tuffo, ma oggi parliamo di altri aspetti. Il nuovo podcast, che si chiama “Un vocale lungo”, è prodotto da Il Post sotto la nuova direzione di Francesco Costa. Vado un po’ random:
Una cosa su Francesco Costa che mi preme dire da tanto. Mi sorprende che il podcast più seguito in Italia, Morning di F.C., avesse la voce apolide di uno di cui era difficilissimo riconoscere il dialetto, o almeno la provenienza. Forse sto diventando come quei fondamentalisti religiosi che disprezzano molto di più gli atei rispetto ai credenti delle altre religioni. Perché farsi questa violenza? C’era qualcosa di macchinoso in quella parlata, un continuo nascondimento.
Il podcast di Chiara Valerio è una sbrodolata di frasette, citazioni, voli pindarici tirati per i capelli. Tutto questo non è neanche un problema, perché evidentemente il mercato dell’ascolto non è ancora saturo, abbiamo ancora del tempo semilibero per semiascoltare parole con mezzo cervello collegato mentre l’altro mezzo guida, cammina o fa le pulizie. La cosa curiosa è che questo podcast è l’apice del semicolto. Esiste un pubblico a cui basta ascoltare nomi sconnessi di scrittori per provare un surplus di godimento. È come se la sapiosessualità avesse raggiunto l’egemonia assoluta e capillarissima, fosse l’unico canone, e quindi si fosse creato lo spazio anche per i prodotti bruttini. Questo podcast si è insinuato nel mercato dei podcast (che finora erano solo cose preparatissime, densissime di contenuti studiati, ragionati, vagliati) un po’ come i Finley si sono infilati nella musica pop punk.
La cosa benaugurante è che la reazione a questo podcast è stata ferocemente indignata. I lettori del Post, che sono un’umanità molto specifica (diciamo “la migliore umanità di massa”) tutto possono sopportare tranne le cose raffazzonate. Se il Post è diventato un giornale autorevole e seguito è per aver fatto del concetto di “spiegato bene” una filosofia editoriale. Quindi se adesso viene una, da poco sopravvissuta a una tempesta di cacca autoinflitta (fiera del libro di Roma), e fa un podcast fondato sullo stile del “sbrodolato male”, questa mossa può avere un senso nell’ottica di allargare il mercato verso il basso (diciamo le follower distratte di #nudm) ma rischia di perdersi il pubblico core.
Per chiudere, devo ammettere che il personaggio di Chiara Valerio è diventato talmente una macchietta, un prodotto studiato e performato a tavolino, che ormai mi sta simpatica. Avendo disegnato un intero progetto editoriale sulla sua vacua parlantina frenetica iperattiva, magistralmente descritta da quella imitazione di “@defollowami” che girava su instagram, non è più possibile che “ci sia”: ci fa. Penso sia tutto sommato una donna intelligente, e stia spremendo il limone della sua posizione (giovane erede di Michela Murgia) fino all’ultima goccia, in modo molto lucido e fatalista. Il giorno che la cacciano, si apre 8 BnB e si gode la pensione.
[Fine della parte facilmente condivisibile/compilativa. Inizio della parte sperimentale]
Nella vita umana non è dato vivere pienamente e in piena consapevolezza. O si vive nell’ideologia, e allora si è guidati costantemente da una grande e luminosa stella polare, o si vive in mezzo a tante idee, senza abbracciarne nessuna in modo integrale, tradendole un po’ tutte a seconda del momento della giornata e facendo affidamento concettuale a una sorta di mistero, il segreto della vita, quel legame inesplorabile con la sopravvivenza che ci manda avanti anche in mancanza di un copione univoco.
Storicamente le donne sono state tenute in condizione di impossibilità di pensiero, perché erano chiuse in casa, e quindi erano 1. chiuse, cioè non avevano nessuno con cui parlare e con cui negoziare un linguaggio e un’esperienza collettiva, e 2. in casa, quindi non potevano esperire il mondo al di là di una routine da pollaio.
Poi le donne sono state liberate, fisicamente, socialmente, culturalmente, sessualmente. In ultimo, gli è stato dato questo concetto, il femminismo. Non so dire se il contenuto del concetto sia casuale o sia necessario che il primo concetto con cui si ha a che fare da liberi sia proprio la teoria di sé stessi. Sta di fatto che questo è il primo faro ideologico che accarezzano da vicino e che possono accarezzare non solo filosofe o scrittrici, ma tutta la grande massa popolare delle donne. Dopo millenni di vita vissuta obbligatoriamente lontano dal fuoco dell’idea e vicinissimo alla vita nuda, dedite a conservare e riprodurre la biologia, la parte immodificabile degli usi e costumi, adesso si è aperta una porta piena di luce.
Accade allora che molte di queste si appassionino in modo radicale. Molte donne stanno approfittando della possibilità nuova di vivere secondo un concetto, di abbracciare integralmente un’ideologia. Il femminismo radicale ha un’adesione larghissima, commovente, è la prima vera adolescenza concessa improvvisamente a mezza umanità, che finora era stata costretta a saltare dall’infanzia all’età materna. Per la prima volta nella storia le donne disobbediscono alle madri e alle nonne, preoccupate per l’allontanamento dai passaggi naturali, da quel legame inesplorabile con la sopravvivenza e la perpetuazione. Se ne fregano, si tingono delle ciocche d’argento e continuano a vivere la militanza/sorellanza. In fondo solo le suore avevano fatto qualcosa di simile nella storia, ma in un’istituzione maschile e secondo un disegno ancillare. Le suore e le streghe. Forse strega era proprio l’etichetta per tutte le donne troppo infervorate da un’idea, qualsiasi idea - praticamente dei maschi.
Ogni adolescenza può lasciare dei segni, ma anche dei sogni. Auguri sinceri alle femministe radicali. Benvenute nella vita non biologica.