Tuffi/98
Pericoli da riscaldamento sportivo, Abundance di Thompson e Klein, dazi, Alessandro Lolli, cura geometrica
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Statistica indimostrabile: come la maggior parte degli incidenti su due ruote avviene da fermi perdendo l’equilibrio, allo stesso modo ipotizzo che la maggior parte degli infortuni sportivi a livello dilettantistico avvenga nelle fasi preparatorie o finali dell’attività, in cui si replicano goffamente e con zelo eccessivo gesti visti dai professionisti o semplicemente così sognati. Ad esempio ho in mente il riscaldamento - in cui molti fanno sforzi e movimenti che non faranno mai nella partita - ma anche cose ancora più irrilevanti nell’economia del gioco, come sbattere violentemente gli scarpini a terra per togliere il fango dai tacchetti, o la terra rossa dalla suola. Quante tibie, quante ginocchia saltate sulle mattonelle fuori dal campo e fuori dall’agone? Temo tante.
Recensioni di libri che non ho letto (ma di cui ho ascoltato vari podcast, letto recensioni). Poiché abbiamo parlato dell’orribile Civil War nell’ultima newsletter, stavolta parliamo del suo corrispettivo libresco, cioè “Abundance”. Piccolo excursus, vi propongo questa teoria: non ti rendi completamente conto della sciocchezza di un’idea finché non la dice un americano. Magari tu frequentavi con la mente un’ideuzza ancora poco chiara, poco definita, poi arriva un americano che te la spiattella davanti senza tutti i nostri pesanti ornamenti, ed ecco che ti si rivela per quello che era fin dall’inizio: un’idiozia. Fine della teoria.
Abundance, di cui sta apparentemente discutendo mezza America (cioè l’America democratica), se ho capito bene dice questo: la sinistra americana si è sviluppata in un mondo di regole, regolamenti, burocrazia, tutti elementi autoimposti. Ha creato artificialmente dei regimi di scarsità, ad esempio limitando la costruzione di nuove case, e si è concentrata troppo sulla redistribuzione dell’esistente ( :D ) e troppo poco sulla creazione della ricchezza. Bene: è ora di fare tabula rasa e tornare a vivere nell’abbondanza materiale.
Gli autori sono Derek Thompson ed Ezra Klein, due giovani opinionisti molto seguiti. Un abstract del libro, non so quanto esaustivo ma probabilmente fondativo dell’iniziativa, è questo articolo di Thompson uscito nel 2022 su The Atlantic, e già il titolo sembra confermare che davvero non ci sono piani ulteriori di lettura oltre alla sua struggente semplicità: A Simple Plan to Solve All of America’s Problems.
Citiamo solo un passaggio, per dare l’idea del livello:
By expanding access to essential services such as health care, we can reduce Americans’ pain. By going all-out on clean energy—solar, wind, geothermal, nuclear, and beyond—Americans can power more luxurious lives, free of the guilt that their luxury is choking the planet. By focusing on productivity and growth, we can become a richer country that shares its ample winnings with the less fortunate, reducing poverty and allowing us to work less with every passing decade, as economists once hoped.
Non vorrei sbagliare, ma il Paese dei Balocchi notoriamente prospettato da Lucignolo a Pinocchio presentava un business case più solido e meno ingenuo.
Non lo so. Questo è il secolo in cui gli americani fanno veramente una brutta figura. Viene veramente voglia di abbracciarli con un cappottone bello largo e nasconderli alla vista del mondo, per pudore di quello che dicono. Anche perché questi sarebbero quelli intelligenti. Gli altri sono quelli che sbagliano le formule dei dazi proiettati in mondovisione.
Nota simpatica sui dazi calcolati male: la presidenza del consiglio US ha sentito il bisogno di spiegare/giustificare le formule che hanno usato, con questa specie di appendice sul modello teorico seguito. La famosa pezza peggiore del buco.
Consigli per gli acquisti. Se c’è un coetaneo della cui brillantezza e onestà intellettuale mi fido, egli è Alessandro Lolli. Oggi esce il suo secondo libro, “Storia della Fama - Genesi di otto miliardi di celebrità ”. Auguri.
Teche:
Quando prepariamo il cibo facciamo gesti strani. Se non è richiesta una precisa disposizione geometrica, ci costringiamo ad una specie di sbadatezza. Esempi cardinali: mettere l'olio, il sale e le spezie (ma anche tutti gli altri condimenti: la mozzarella sulla pizza, etc) con quel classico gesto più o meno circolare o a spirale. La non-precisione sembra essere una caratteristica imprescindibile della manciata. Ciò non attiene solo alla quantità, la cui arbitrarietà è giustificata dal gusto di ognuno e orgogliosamente rivendicata dalle formule 'q.b.' e 'a occhio'; qui si ricerca innanzitutto una certa imprecisione gestuale. Spargere l'olio distrattamente dà una sensazione di genuinità, di Pasolini. E d'altronde quanto è squallido lo zelo con cui i concorrenti di Masterchef allineano i chicchi di riso nel cucchiaio monoporzione? Tanto, ma per motivi diversi (pornografia, blasfemia, violenza). Invece coi calcoli dobbiamo fare urgentemente pace, e non c'è ambito, neanche il più intimo, che debba restarne escluso. Può (soprattutto poteva in passato) essere casereccio venire distratti dalla vita senza lamentarsene troppo, ma non costringersi a distrarsi senza mettere nei gesti tutta la cura possibile. Anche nel versare l'olio sull'insalata, anche nel girare il caffè. Esporsi o esporre altri al caso non è mai, per definizione, la scelta migliore. Non solo la libertà è una forma di disciplina, ma ogni calcolo è una manifestazione d'amore.