Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
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Ritratto semiserio di C.S.
Ora che tutto si è risolto per il meglio - anzi, il vero meglio deve ancora venire - ci concediamo un affettuoso ritratto della nostra giornalista più famosa.
La curva ascensionale di CS è sempre stata piuttosto ripida, rapida, vertiginosa, eppure gli avvenimenti iraniani segnano un’altra accelerazione. Il momento simbolico che segna la nuova fase non è tanto l’arresto, né il rilascio con le foto struggenti all’atterraggio. È l’intervista su Stories con Mario Calabresi il 9/1/’25, il giorno dopo essere rientrata in Italia. In quel momento ho sentito che prendeva il distacco da tutti noi, dalle micropolemiche della bolla Twitter, dalla bolla Foglio, dalla bolla dei giornalisti, dagli amici e dai finti amici. In quell’intervista così perfetta, così compassata nella commozione, è finito un livello del gioco e si è passati a un livello superiore. CS fa parte di un’umanità superiore.
Nei giorni del sequestro, per aumentare la pressione sul governo a un certo punto la mamma ha detto “Cecilia è un’eccellenza italiana, non ci sono solo il vino e il cotechino”. Non ci interessa sollevare una facile polemicuccia populista (“le persone vanno salvate al di là dell’eccellenza!!”), ci interessa certificare la parte iniziale della frase. Anzi, andiamo oltre nel ragionamento: se esistesse un campionato mondiale di esseri umani, misurati in quanto tali, CS farebbe sicuramente parte della nostra nazionale titolare. Un filosofo contemporaneo ha detto “È la migliore persona che potesse diventare con tutti i soldi, i talenti e il network che Dio le ha donato. Alla faccia delle malelingue, un investimento collettivo ben speso.” Esattamente così.
Più che avere un ‘buon curriculum’, CS sembra aver disegnato e percorso il Cursus Honorum dell’élite mondiale del 2100, iniziando a lavorare a un’età quasi illegale come autrice dei giornalisti più esposti, potenti, scaltri e navigati d’Italia. Poi ha lanciato nuovi format su nuove piattaforme, mantenendo però anche un piede nella carta stampata, in particolare strappando un posto in redazione nel giornale più elitario ed elitista in edicola. Ha investito in Be Water, società di produzione cinematografica. Ha scritto con Chiara Lalli “Polvere”, un podcast sul caso Marta Russo. Eccetera.
Sincera amante del rischio, l’unico rischio che non può correre è quello di non arrivare. Su Twitter, a inizio novembre 2024, era stata travolta dalla classica polemica da Twitter: il cd. “centro radicalizzato” la accusava di essere serva di Teheran perché era troppo cauta nel celebrare subito come dissidente politica la foto di una donna seminuda che forse aveva problemi psichiatrici. La polemica monta, CS si difende un po’, poi di eclissa ma non si scompone. Un mese dopo è in Iran a intervistare le vere dissidenti, forse anche per fugare ogni dubbio di servilismo. Il resto è storia.
La predestinazione di CS è scritta in molti tratti. Uno centrale, in un’epoca di continuo rischio scivolone, è che riesce ad appassionarsi solo alle battaglie giuste. C’è un allineamento perfetto tra emozioni e ragione, che la guidano a percorrere la strada giusta con una naturalezza inspiegabile (a volte è questione di millimetri, altre volte bisogna essere un po’ ambigui, o raccontare i torti di Tizio ma bilanciando zelantemente anche con quelli di Caio). Ad esempio, nell’intervista a Calabresi, 24 ore dopo essere uscita di galera, c’erano tanti modi possibili di sbrodolare, in ogni direzione: una parola troppo dura verso il regime, verso il velo, verso l’Islam: niente, neanche ai carcerieri. Solo sincere lacrime calde, parole giuste e universalmente condivisibili.
Negli anni di ascesa CS si è messa alla giusta distanza dall’invidia dei colleghi, senza mai affondare il coltello pubblicamente (qualche volta privatamente), coltivando ciò che andava coltivato, sorridendo e rimanendo leggera. Ha conferenziato davanti a platee sterminate con le Gazelle ai piedi, sapendole portare.
CS ha sopportato meglio di tutta la sua generazione l’èra postmoderna. Non si è fatta travolgere dal successo, cosa tipica degli ambienti più mondani e stravaganti, ma non lo ha neanche rifuggito, come fanno molti coetanei intellettuali, altrettanto talentuosi ma meno adatti di fisico, che non reggono la botta e allora si rifugiano nell’umorismo, nell’autocommiserazione un po’ ironica, nella timidezza davanti alla telecamera. CS no. CS è una persona seria, di una serietà che bisogna risalire di tre o quattro generazioni per ritrovarla. Sa ridere ma sa anche non ridere, cosa che i suoi coetanei difficilmente. Col successo ha avuto un rapporto maturo, familiare ma rispettoso, frutto di discernimento.
Ha ragione la mamma. CS non è neanche la ‘classe dirigente’ di cui parlano alcuni prof. dei licei buoni del centro, è di un sottoinsieme ancora più ristretto: la classe eccellente. Difficile dire dove atterrerà questa stella, a pensarci non ci sono posizioni aperte che sembrano all’altezza di aspettative così sconfinate. Politica? Non conviene. Direttrice generale RAI? Prima o poi, magari a fine carriera. Incarichi ONU? Al momento troppo di sinistra. Nel frattempo assistiamo al sabato sognante di questo villaggio italiano.
LOL
La classe eccellente, concetto bellissimo