Tuffi/70
Esercizi per il bar, scienza del deliverare informazioni, Charlie Munger, Giulia Bosetti
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Esercizi per il bar. A volte mi piace andare a fare colazione fuori e portare il gruzzoletto di monete che la vita ha accumulato nello svuotatasche o su una generica mensola designata alla raccolta. La gioia di valorizzare queste monetine senza valore quasi non ha pari, è come se si potesse una volta al mese pranzare con la sommatoria delle molliche quotidiane che sgrulliamo dalla tovaglia, o fare un intero viaggio con le gocce di benzina che cadono a fine rifornimento nel tragitto tra il bocchettone della macchina e l’alloggiamento della pompa. Una circolarità radicale, miracolosa, senza entropia, senza la morte.
Dicevamo, mi piace andare al bar e minimizzare le monete con cui andrò via. Questo implica dei calcoli lineari e semplici che però il cassiere può non prevedere. Anzi, diremo proprio che il buon cassiere, che non si occupa solo della cassa ma deve tener d’occhio tutto lo svolgimento della vita nel bar, ha alcuni calcoli preformattati in testa relativi agli scambi di soldi più frequenti. Per fare un esempio, sa dare molto bene i resti se uno paga con monete a cifra tonda (numeri interi), o con banconote (multipli di 5). In virtù del suo lavoro, il cassiere si considera proprio un semiesperto di resti e calcolo mentale. Quindi è un po’ sorpreso quando a fronte di una colazione da 2,70€, per esempio, in funzione della minimizzazione monetine finali - date quelle iniziali -, io magari gli do 3,20€, o 5,70€. Davanti a questa inaspettata quantità di denaro ha un attimo di straniamento, breve ma ben rilevabile, che io posso ipotizzare suddiviso in queste componenti: un po’ di fastidio per dover uscire dal suo set di euristiche base, trovarsi costretto a usare la concentrazione, dovendosi distrarre quindi dal governo degli affari generali del bar; un po’ di ammirazione per i miei calcoli, e per l’intento di estinguere monetine (il barista, avendo a che fare costantemente con l’accollo delle monetine, sa bene che per un privato cittadino è lodevole sbarazzarsene in questo modo); un po’ di spaesamento nel nuovo calcolo; un po’ di camuffamento di questo spaesamento, perché lui comunque è un barista di lungo corso e nel quartiere viene ritenuto un discreto king del calcolo decimale. Potendo riflettere su queste cose, assumiamo che accadano ad esempio alle 8.30, il mio cervello sta tranquillo fino alle 9.40 anche 9.50.
Strano che non esista ancora una scienza sul migliore modo di trasmettere informazioni. È esperienza comune partecipare a conferenze e seminari in cui i conferenzieri usano mille modi diversi per compiere la stessa operazione: presentare dei contenuti. I tempi sembrano abbastanza maturi per ingegnerizzare il processo, e nominare un vincitore assoluto o almeno un vincitore per ogni ambito scientifico, platea, circostanza, tempo a disposizione. Slide o non slide? Quante slide? Quante informazioni per slide? Quante slide per minuto? Se invece senza slide, va bene un canovaccio? è ancora ricevibile un intervento interamente letto da un foglio? Non abbiamo sufficienti dati per stabilire che questa forma è incompatibile con l’attenzione dell’uditorio? Sembra quasi che la retorica, che in Occidente si studia almeno dal V secolo a.C., a un certo punto si sia fermata o abbia rifiutato di compiere passi avanti guidati dai nuovi dati che abbiamo a disposizione.
“We try more to profit from always remembering the obvious than from grasping the esoteric. It is remarkable how much long-term advantage people like us have gotten by trying to be consistently not stupid, instead of trying to be very intelligent.”
Charlie Munger, Vice Chairman of Berkshire Hathaway (1924 - 2023)
Citazione molto bella, rubata dalla bacheca fb di tale Enrico Sanseverino. Singolare che venga ripubblicata su questa newsletter, ma forse è proprio qui la causa del nostro continuo svantaggio.
Rassegna video. Domenica scorsa, dopo pranzo, è andato in onda un coraggiosissimo mini-documentario su Rainews24 (pare sia uscito la prima volta a marzo di quest’anno). Lo ha fatto la giornalista Giulia Bosetti. Il titolo, credo volutamente timido e circoscritto, è “La soluzione giusta. Affari, politica e diritti in Cisgiordania”. In realtà si parla in generale della natura suprematista, cieca, straordinariamente precontemporanea, premoderna, cavernicola, del progetto sionista e della sua emanazione reale israele. Non sappiamo come facciano queste cose ad andare ancora in onda su un canale pubblico nazionale, vista poi la postura di tutte le istituzioni in tutte le sedi, nazionali e internazionali. Non sappiamo se Giulia Bosetti gira con la scorta o se ha solo perso ogni speranza di fare carriera in Rai. Non sappiamo quale senso abbia questa fragile, carbonara, inefficace resistenza a cui siamo costretti e ridotti, di fronte a un nemico che ogni giorno ci rivela una più fantascientifica, spregiudicata tecnologia di offesa e riafferma la sua costante minaccia universale.
Qui c’è il link, il documentario dura 27 minuti. Buona visione.