Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
“Molto spesso, lo slancio umanitario, svincolato dalla fatica dell'analisi politica e dal tarlo dell'autocritica, ha finito per tradursi, su un fondamento di puro nominalismo, in una vera e propria ideologia capace di offrire una visione degli eventi strutturata a priori, quasi sempre in circolo vizioso con l'idea corrente e volgare che questa guerra fosse un groviglio incomprensibile di violenze tribali, magari depositate ab aeterno nei cromosomi slavi. L'ideologia umanitaria ha fornito spesso un avallo alla confusione fra carnefici e vittime. Senza togliere valore al coraggio di tanti e alle migliaia di vite salvate dalle carovane bianche, sarebbe forse onesto e utile aprire una futura analisi dell'intervento umanitario in Jugoslavia con la categoria del fallimento. Nessuna delle iniziative di pace ha avuto infatti conseguenze sull'andamento del conflitto e, al di là delle fantasie, nessuna iniziativa ha avuto il valore di interposizione fra le parti in armi. Alla luce di questo fallimento politico (non caritativo), è forse possibile recuperare il valore delle idee di quanti hanno impegnato, rischiato e talvolta perso le loro vite in soccorso delle popolazioni travolte dalla guerra. L'azione umanitaria acquista, credo, tanto più valore quanto piú si sgancia dall'ideologia umanitaria, da quell'immaginario nutrito di carità e supplenza che non riconosce la dignità e la responsabilità delle vittime. A volte, uno sguardo innocente è disposto a qualche delitto per preservarsi.”
(tratto dall’introduzione a La guerra in casa, di Luca Rastello, 1998, Einaudi)
In Italia com’è noto c’è un grosso problema di management (mànagement). Il problema di dove mettere l’accento. Quasi il 100% della popolazione si è ormai convertito senza redenzione a questo anglismo poco traducibile - e passi - ma più della metà di costoro dice manàgement, con accento sulla seconda a.
Non è tutto, perché c’è una nuova band in town. Alcune persone hanno capito che c’era qualcosa che non andava, che non stavano facendo abbastanza, e allora si sono premurate di ornare questo forestierismo di ulteriori vocali, magari sciolte in un dittongo, e il risultato è un lodevole “manéigement”, sempre con accento dove non dovrebbe. Cosa non ci si inventa pur di non stare insieme ai figli.
“A chi ti fa sentire dimenticabile si risponde facendolo sentire confondibile.”
Citazione estratta da un video instagram di Cucinare stanca, in particolare la ricetta della torta banoffee.
Tutti gli startupper di successo sostengono che all'inizio della loro avventura le persone a cui esponevano l’idea esclamavano “are you crazy?”
Da cui deduciamo che se stai aprendo una startup e nessuno ti sta dando del pazzo, caro amico founder, le probabilità di riuscire sono ahinoi abbastanza risicate.
Teche:
Sto sperimentando un nuovo modo, più anzianoide e più arabo, di stare a braccia conserte (penultimo gradino lungo l'asse del tempo prima delle braccia dietro la schiena, unica vera vecchiaia). Ebbene, nel nuovo caso proposto la mano non va a incastrarsi sopra o sotto il bicipite, ma si infila sotto l'ascella, assumendo di fatto la forma del nuoto stile libero. Questa posa, unita ad una maglietta di cotone magari bianca, si rivela particolarmente adatta a climi estivi, prevenendo la sudorazione e la socialità. Chi volesse poi sfoggiare la versione più abbandonata può estrarre il pollice dall'ascella e poggiarlo sul petto, rivolto verso l'alto.