Tuffi/58
Occhiali ai colloqui, protezione solare, stormi di esseri umani, altri culti, parabola ascendente
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Ai colloqui di lavoro, per posizioni junior, presentarsi con gli occhiali da vista. Una persona con gli occhiali è più controllabile. Se gli togli gli occhiali, non si può allontanare.
Per posizioni più senior, la storia cambia. Se vi è richiesta molta autonomia e intraprendenza, se nessuno vorrà rivedere il vostro lavoro, se dovete essere battitori liberi, presentatevi senza occhiali.
Le persone che in spiaggia si mettono la crema solare non possono essere completamente cattive. In un’ipotetica graduatoria mondiale della cattiveria, queste non si troverebbero mai sopra l’ottantacinquesimo percentile.
Chi ha il germe della protezione, foss’anche solo verso sé stesso, non potrà disfarsene del tutto.
Teche: Stormi di esseri umani
Nel camminare in zone pedonali trafficate (marciapiedi, stazioni di mezzi pubblici, piazze, etc.), gli uomini si trovano spesso in potenziale rotta di collisione con altri uomini. Posto l’obiettivo di evitare la collisione col minor dispendio di energia (‘potenza’ x ‘tempo’) possibile, per la natura tragicamente duale degli umani, questi dispongono di due apparati, che per semplicità riterremo paralleli e indipendenti: un sistema volontario/razionale, e uno automatico/istintivo.
Il caso generale del primo sistema si può descrivere così: i due individui, nel convergere frontalmente, si guardano negli occhi, pensano a quale direzione prendere (pur senza avere nessuna informazione utile) e decidono. Se le due scelte coincidono, cioè ci si ritrova in situazione di rotta di collisione, il processo riparte dall’inizio. Potenzialmente questo “lancio della monetina” potrebbe durare all’infinito. Nella pratica, alcuni microspostamenti lungo i vari tentativi spostano la probabilità di scelta coincidente, e quindi dopo un certo numero di stalli la situazione si risolve.
Come paradigma del sistema istintivo, invece, prendiamo lo stato di c.d. “alienazione”. Per cercare le condizioni di massima distrazione dalla scelta razionale del percorso, ci serviamo di un caso ormai diffusissimo. L’obiettivo è sempre quello di schivare l’uomo che viene di fronte, ma stavolta le persone osservate sono totalmente (o almeno, sufficientemente per questa circostanza) immerse nell’uso del cellulare.
I risultati sono stupefacenti, e soprattutto contrari ad una certa retorica post luddista che pure riscuote un certo successo nelle economie sviluppate: gli uomini sono molto più bravi ed efficienti a schivare il cammino di altri uomini se hanno il cellulare in mano. Se nel caso “ragionato” possono compiere fino a 5-6 passi inconcludenti, quando sono guidati dalla parte più istintuale del cervello (e dal campo periferico della vista) non mostrano la minima esitazione nell’imboccare la strada giusta.
Le neuroscienze ancora non offrono spiegazioni a riguardo, e d’altronde si muovono sempre in un ambiente poco scientifico, cioè difficilmente oggettivabile.
Ciò che a noi sembra evidente è che la libertà e la scelta perfettamente razionale sono astrazioni sempre meno utili, forse addirittura meno attraenti, per viaggiare nel mondo relazionale che abbiamo intorno. In questa circostanza, gli uomini possono comportarsi esattamente come gli uccelli che volano in stormi: un ristrettissimo gruppo in testa guida le traiettorie, e tutti gli altri seguono armonicamente. L’informazione sulla direzione si propaga senza dispersione e a velocità sorprendente attraverso meccanismi di regolazione. Ogni uccello segue i micromovimenti di chi ha intorno, senza nessuna comunicazione esplicita, sonora o di altro tipo, e il risultato sono le coreografie spettacolari che tutti conosciamo.
Insomma, quando imitiamo gli stormi di uccelli, cioè se ci lasciamo guidare dal flusso invece di decidere “con la nostra testa”, otteniamo risultati molto migliori.
Sarebbe troppo facile, e francamente poco serio, trarre subito conseguenze politiche da questo esempio. Noi del CRPR, anche se a volte avremmo voglia di mischiarci col mondo e lanciarci in prese di posizione ideologiche, abbiamo una reputazione scientifica da onorare. Quello che però è chiaro è che un po’ ovunque lo Stato, cioè una certa Regola, sta tornando. E molto spesso è lo stesso Mercato a chiederlo. Iniziamo ad essere troppi, e tutti con troppi mezzi e troppi fini, per poter correre disordinatamente nelle megacity e sperare che i profitti rimangano più alti dell’entropia prodotta. Gli algoritmi, quando saranno veramente centralizzati e invasivi, forse avranno proprio questa funzione armonizzatrice. Sarà tutto più brutto? È possibile. Sarà inevitabile? È probabile. Speriamo bene.
Rassegna stampa:
Rassegna audio legata alla rassegna stampa: Valerio Lundini & i Vazzanikki - Parabola Ascendente
(non nostrissima ma comunque nostra)