Tuffi/47
Cucinare virtue signalling, gelataie brave, Vincenzo Paz, fascismo estetico, presunto attacco
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Cominciamo con un atto di riconoscimento. Il piacere di mangiare in compagnia è inscritto nel DNA dell’essere umano, e fin qui ok; d’altronde il capitalismo e la suddivisione del lavoro hanno messo a punto un sistema di produzione talmente efficiente che ha senso fare da sé e vendere al mercato solo la specifica mansione per cui ci si è formati, e acquistare dal mercato tutto il resto. Da cui arriviamo alla conclusione che - nonostante cucinare sia bello, intendiamoci, è un’arte ai confini del sacro e c’è gente ci ha costruito gran parte della teoria della buona moglie, in realtà - invitare ospiti a pranzo e cucinare in casa, nel 2024 d.C., è puro virtue signalling.
Beate le gelataie che il gelato te lo fanno pagare prima di iniziare a fartelo - evitando così che col cono in mano tu debba con l’altra mano etc. mentre il gelato etc. - perché senz’altro, nel giudizio finale, di questa semplice accortezza verrà tenuto conto.
Che vuol dire oggi essere fascisti? Oltre a rimandare al bellissimo documentario/inchiesta fatto da Alberto Nerazzini e andato in onda su La7, su Fabrizio Piscitelli detto Diabolik e sulla criminalità sedicente fascista romana, ci chiediamo: di cosa si occupano oggi i fascisti in Italia? Prendiamo alcuni appunti, probabilmente ingenui; la questione è molto ampia e magari un giorno ci torneremo in forma più organizzata.
è difficile stabilire “chi” è fascista. Spesso si accusano di fascismo persone che non rivendicano l’etichetta. Per adesso procederemo come con i sentimenti, cioè tramite il principio di autodeterminazione: è innamorato chi dice di essere innamorato; è fascista chi dice di essere fascista.
Tra quelli che dichiarano di essere fascisti, individuiamo due categorie: i criminali e gli intellettuali.
I criminali fascisti sono i Piscitelli, i Carminati, il Mondo di mezzo di Mafia Capitale, e di queste persone davvero non si capisce dove sia il fascismo. Si chiamano fascisti ma cosa contiene quell’etichetta? Sembra esserci un kernel oscuro di significato, esoterico, nascosto dal significante di otto lettere, “fascisti”, che ormai non ha nessun collegamento col fascismo di nessuna epoca. Questi fascisti non hanno nessuna velleità politica, men che mai egemonica. Campicchiano di criminalità, sono amici della mafia, assoldano e si alleano con singoli o bande di ogni nazionalità, compiono attività di ogni genere contro lo stato, al punto di rivelarsi quasi anarchici. E questa criminalità non serve neanche a finanziare progetti più grandi e alti, come fu il caso degli anni di piombo, in cui pure bisognava racimolare soldi e quindi si delinqueva, si rapinava, si sparava o si spacciava, ma con una stella polare davanti. I criminali fascisti di oggi sembrano essere un mero club, magari hanno qualche tatuaggio che rievoca Mussolini o le SS, ma la loro esistenza non implica più nessuna militanza. È solo una questione di appartenenza e di violenza.
Gli intellettuali fascisti sembrano invece avere introiettato definitivamente e irreversibilmente la sconfitta storica; non sembrano avere nessuna voglia di tornare al fascismo, ora che vivono in democrazia - anzi quando qualcuno li vorrebbe censurare si trincerano proprio nella ritrovata liberalità e pluralità di pensiero. L’estrema destra si è dolcemente arresa al fatto che il fascismo ha perso, contingentemente in Italia e filosoficamente nel mondo, e in qualche modo si culla in questo lutto. “Gli intellettuali di destra sono disorganici per definizione” dice Cardini, citato in un bellissimo articolo sul Foglio di sabato scorso firmato da Giorgio Caravale, sul ruolo del concetto di egemonia nella destra italiana, dal MSI ad oggi. Ecco, gli intellettuali di destra radicale sembrano aver fatto di questa disorganicità una bandiera, un manifesto, al punto di aver proprio rinunciato alla politica ed essersi dedicati alla meta-politica (v. la storica rivista di Marco Tarchi).
In sintesi: tanto i criminali quanto gli intellettuali, i fascisti contemporanei sono costitutivamente antagonisti. Non vogliono il potere politico. I criminali si alleano con i mafiosi albanesi e napoletani per sottrarre terreno allo stato (sic); gli intellettuali rifiutano di aspirare all’egemonia. Non vogliono il potere, vogliono parlarne da fuori. Il fascismo è ormai un fatto estetico.
Si dirà che il governo italiano è post-fascista, quindi in qualche modo fascista. Vorrei sostenere, sbrigativamente e come mera suggestione, che è vero il contrario. Fascisti e conservatori si sono spartiti le carriere: chi vuole il potere diventa un semplice conservatore, chi non vuole il potere - o addirittura vuole sminuire il potere pubblico tramite attività criminali o mafiose - può rimanere fascista.
Nota di tremore giornalistico: in questi giorni mi è capitato più di una volta di sentire parlare al telegiornale del “presunto attacco israeliano contro l'ambasciata iraniana a Damasco”. Presunto. In quello zelo nel sottolineare, scandire bene, presunto, lo so che è una piccola cosa rispetto a tutte le altre omissioni, i travisamenti, le bugie, però ci vedo un significativo, ulteriore segno di illimitata obbedienza.