Tuffi/41
Nazismi irrilevanti, Euromaidan e Navalny, travi e pagliuzze, Scanzi Richard Benson, CCCP Berlino, Aaron Bushnell, inquinamento politico
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Ora che Navalny è morto, ora che l’Ucraina è messa male, ora che Israele uccide 100 persone in fila per il pane e i nostri giornali titolano “Hamas, […]” (screenshot e commento di Paolo Mossetti)
sento di dovere delle scuse a Euromaidan e a tutti i movimenti di resistenza sparsi per il mondo a cui ci siamo messi a fare le pulci.
(Premetto, ma lo sapete già, che dietro queste analisi non c’è nessuna accuratezza storiografica, solo commenti umorali e introspettivi)
Nel 2014 ricordo nitidamente di aver preso in giro i “nazisti” che popolavano le piazze ucraine a favore dell’integrazione con l’Europa e contro la linea filorussa di Janukovyc. In particolare, c’era una foto che girava - e noi facevamo girare a piene mani - di un gruppo di miliziani con una bandiera con la svastica. Il nostro argomento era semplice: poiché in quel movimento c’è almeno una bandiera nazista, decidiamo per gli ucraini che è meglio stare sotto l’ala dei russi.
Col senno di oggi (poi magari domani ricambio idea) possiamo dire: stica**i dei nazisti. In generale, mi rendo conto a livello intimo di quanto quelle critiche “morali” fossero il semplice riflesso della mia complessiva simpatia per la Russia, per Putin e per i non allineati di quel momento.
E questa consapevolezza mi viene soprattutto oggi guardando a quelli che dicono “sì ok, Israele avrà anche fatto questo e quest’altro, ma Hamas è islamista e illiberale, quelli vieterebbero il gay pride e lascerebbero le donne col burka”. Amici, sappiatelo, non siete democratici e non è in nome della democrazia che state muovendo queste critiche. Siete proprio filoisraeliani - e va bene così, basta prenderne atto.
Allo stesso modo chi sottolineava le posizioni nazionaliste o anti-immigrazione di Navalny: non vi preoccupate, siete solo (legittimamente) filoputiniani. Perché alla fine la politica o, ancora più precisamente, il discorso pubblico sulla politica è soprattutto una questione di priorità, di gerarchizzazione delle urgenze. Se almeno nelle chiacchiere di facciata siamo tutti d’accordo su come è fatto il mondo ideale e sui vari punti per realizzarlo, quali sono le urgenze primarie e cosa invece può aspettare?
Se ho capito più o meno a cosa crediamo noi occidentali, nel giudicare quello che succede nel mondo i criteri da seguire dovrebbero essere - abbastanza rigorosamente in questo ordine: autodeterminazione dei popoli, condizioni materiali di vita degne, libertà sociopolitiche. Che tradotto vuol dire che se un popolo minaccia di invadere un altro popolo, non staremo a fare le pulci su quanto è liberale al suo interno la resistenza del popolo invaso.
Una cosa intelligente e convincente che ho letto da Cecilia Sala qualche giorno fa (rielaboro sperando di rimanere fedele nel succo): non è che a Euromaidan non ci fossero segmenti filonazisti; c’erano, e hanno anche avuto un ruolo nel tamponare l’urgenza militare. E questo ruolo gli è riconosciuto da tutti. Ma è come dire: se domani l’Austria cerca di invadere l’Italia, tra i volontari italiani che correranno al fronte ci sarà un’alta percentuale di ultras dell’Hellas Verona, tifoseria notoriamente nazista etc. Ora, questa loro alta percentuale in una fase transitoria e improvvisa, in cui finalmente c’è da menare le mani, non è rappresentativa della popolazione italiana, che magari non è proprio entusiasta di andare a sparare e a rischiare la vita, ma vorrebbe comunque rimanere sovrana e indipendente.
Seriamente, il problema di Navalny poteva essere davvero il fatto che fosse nazionalista? Avremmo mai creduto all’autenticità di un leader politico russo che non fosse almeno estremamente nazionalista?
Sono andato al concerto dei CCCP a Berlino. Se ci fosse una Norimberga celeste e onnitemporale, l’entrata dei più grandi traditori della storia in aula me la immagino come Scanzi che rientra sul palco a fine concerto con un bicchiere di birra in mano e sta tutto il tempo a sorseggiare e a fingere di ignorare gli insulti e le cose che gli piovono addosso. Avete presente quando in discoteca per distrarvi dall’imbarazzo di esistere in una discoteca portavate continuamente il cocktail alla bocca? Ecco, l’imbarazzo di tutta quella discoteca non renderebbe le dimensioni di quanto Scanzi fosse imbarazzato e pietrificato nascosto dietro a quel bicchiere di birra che purtroppo gli copriva a malapena un pezzetto di viso.
Sembra che io lo voglia sbeffeggiare ma non è così: mi ha fatto umanamente pena. E non tanto lui, quanto la categoria. Ancora non so esattamente perché sia così odiato, ma vedere quello scempio è stato un po’ toccare con mano che vita di merda ha in fondo chi campa da influencer, in particolare chi ha fatto della antipatia il suo ruolo nel palinsesto mediatico. Ti ritrovi che sali sul palco e la gente ti tira le cose; ma neanche tanto arrabbiata - piuttosto divertita, sicuramente irrispettosa ma perché non pensa di avere davanti una persona degna di rispetto, pensa di avere un oggetto. Per chi ha presente Richard Benson, ecco, Scanzi è stato per tre sere la reincarnazione di Richard, ma senza tenerezza né alienità, è stato solo un goffo pagliaccio che cerca di sfuggire alla sua sorte segnata.
Rassegna stampa 1: questa non è una newsletter pietistica, e il problema della Palestina rimane innanzitutto un problema politico, cioè non umanitario. Se dal 1948 ad oggi non ci fosse stato nessun morto, il problema politico resterebbe immutato.
Evito quindi di incollare qui le foto, ma se volete vedere come israele tratta i corpi dei prigionieri palestinesi potete guardare questo tweet.
Rassegna stampa 2: Eugenio Mazzarella su Avvenire, a commento di Aaron Bushnell, il ragazzo americano che si è dato fuoco come gesto di protesta verso il genocidio in Palestina:
“Follia sentire con tanto disperato dolore personale il dolore degli altri? Troveremo, troveranno certamente uno psichiatra che lo dirà, che ce lo spiegherà sulla grande stampa ed in TV. Io preferisco pensare ad un Jan Palach od ad un altro aviere dell’età di Aaron, il maggiore Claude Eartherly, texano, unico a farsi avanti per confessare pubblicamente il proprio rimorso per ciò che aveva fatto a Hiroshima …..Il sangue degli altri che non vedi, ma che immagini può ucciderti dentro, toccandoti nel cuore…….Ecco questa storia di Gaza è la nostra storia- Non restarvi, con la mente e con il cuore prendendo la parola, è disertare dalla nostra coscienza morale. Ce lo ha ricordato un aviere, dandosi fuoco, nel senso dell’onore impotente del suo gesto. Nella vita talvolta siamo messi in condizione che (lo hanno fatto quelli che Israele celebra piantando un albero nel giardino dei Giusti, perchè in mezzo alla morte hanno piantato la vita) l’unica cosa che possiamo fare è limitare il disonore di questo mondo, del nostro stare al mondo. E farlo per tutti. Non so perché, ma mi ricorda un Falegname in Galilea che sulla croce ci salì, ci si fece mettere da solo, per dire agli altri, a destra e a sinistra, di non metterci nessuno, neanche i ladroni. Aveva anche qualche anno in meno del falegname, 25 anni Aaron. Non so se lo abbia conosciuto il Falegname. Ma è stato un buon discepolo.”
Rassegna stampa 3. Inquinamento a Milano. Incollo dall’ultimo numero della newsletter Medusa.
“In questo contesto, neanche la popolazione sembra ancora aver percepito fino in fondo quanto il tema dell’inquinamento sia un fatto su cui si possa e si debba pretendere, in maniera immediata e diretta, degli interventi, reclamando il proprio diritto alla salute. È vero, la notizia è circolata sui social, molte pagine hanno condiviso dati e considerazioni in merito, ma nulla ha ancora provocato una reazione di protesta adeguata, paragonabile a una vera presa di coscienza che trascenda la delega e sia più di una debole lamentela. Di ciò ha scritto Ferdinando Cotugno, rilevando come la tendenza di molti di noi, anche quando lasciati soli dalla politica e dallo Stato, sia quella di un’indignazione – per lo più digitale – che, tuttavia, “confina col rumore di fondo”. Scrive Cotugno:
Sulla scala esistenziale, l’attivismo da infografica coincide con la fantasia ben diffusa agli aperitivi di comprare una casa in altura o nel verde: il progetto di gentrificare non più una periferia, ma un’area interna, qualcuno lo ha già fatto, qualcuno lo farà quest’anno, lasciare indietro chi non si può sottrarre allo smog e non considerare nemmeno per un minuto la politica urbana un’alternativa spendibile per occuparsi del problema.
Questa riduzione del discorso politico ad astrazione digitale dei propri diritti - anch’essa, peraltro, fonte di ispirazione per alcune distopie del controllo, come Il cerchio di Dave Eggers -, e la conseguente rinuncia ad un’azione che sia progettata, prolungata e insistente, viene chiamata da anni slacktivism e si mostra, anche in questo caso, come un fenomeno ormai talmente esteso da non permetterci di discernere fenomeni gravi ma di più ampia portata e su cui è maggiormente difficile intervenire – come può essere l’iperoggetto climatico – da eventi contingenti come l’inquinamento atmosferico, le cui cause e soluzioni, circoscritte nel tempo e nello spazio, sono facilmente individuabili e perseguibili.
Il filosofo Byung Chul-Han in questi anni ha scritto diffusamente del dilagare di una generale passività che avvolge il civismo nell’occidente moderno. Secondo Han, il mondo capitalizzato, privo di bussole culturali diverse dal denaro e cullato nell’edonismo di sogni e benesseri artificiali, ha chiuso le dimensioni negative ma fondamentali dell’esperienza umana come l’alterità, il diverso, il dolore, sclerotizzando i propri desideri e finendo col generare, in tutti, risposte emozionali come stanchezza, depressione, impotenza, esaurimento. Ancora una volta, nella lettura di Han, astrazione e delega dell’azione sono conseguenze di questi sentimenti.”
Non per fare quello del Trigger Warning ma l'immagine del corpo macinato era veramente tosta. Dovresti mettere un avvertimento prima del link, giusto per far preparare mentalmente un minimo o dare la possibilità di non vederla per chi proprio non ce la fa