Tuffi/40
Ossessione riforme, comfort zone, compleanno Troisi, puntini su Hamas, Raimo vs. Abbagnano Fornero
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
In uno spezzone di non so cosa (non dell’ultimo podcast con Fedez, era in un’altra occasione di cui non trovo il link) c’era Travaglio che raccontava (se ho capito bene) di una sua vecchia intervista a Berlusconi, in cui Berlusconi si vantava dei suoi successi e Travaglio tagliò corto dicendo “guardi, facciamo prima a elencare quello che ha fatto in 20 anni di governo: nulla, infatti non c’è neanche una riforma che porti il suo nome.”
Questo punto delle riforme per me è un’incognita. È un dato di fatto che a ogni campagna elettorale tutti i partiti parlino ossessivamente di riforme e di cambiamento, quindi il criterio identificato da Travaglio sembra giusto: non hai fatto riforme, sei stato un politico inutile - secondo le premesse elettorali.
Il dubbio è se queste premesse e promesse siano realmente desiderate dagli elettori, in particolare elettori di un paese del primo mondo, con qualità della vita e tanti altri parametri fondamentali a livelli altissimi, il paradiso in terra (nel senso di: uno dei migliori posti dove vivere, tra quelli realmente esistenti o esistiti in ogni epoca dall’alba dei tempi). La domanda è: veramente gli italiani non vedono l’ora che salga un partito a riformare completamente l’esistente? E, ammesso che lo vogliano, veramente possiamo giudicare un politico solo per le riforme stravolgenti che ha fatto? Non sarebbe già un risultato ragguardevole, per un governante di un paese del primo mondo, non peggiorare troppo la situazione o addirittura tirare stabilmente a campare? (NB: lungi da me difendere Berlusconi, né in generale sapere cosa abbia fatto Berlusconi per l’Italia. Sto parlando di Travaglio e di noi).
La scontentezza è una passione strutturale dell'esperienza umana, basilare, angolare. Pensare di impostare un programma politico sulla costante scontentezza, pensare di reinventare la società da zero a ogni giro elettorale sperando che stavolta venga incredibilmente meglio che dopo alcuni millenni di lento adattamento: sono queste idee da persone adulte? Sono idee che applichiamo a noi stessi nelle nostre vite? Sarebbe come licenziarsi veramente ogni volta che pensiamo di aprire un chiringuito in Abruzzo o fondare un giornale a L’Avana. Grazie a Dio non lo facciamo noi, non lo fanno gli stati, non lo fa Berlusconi. Ogni tanto qualcuno lo fa, cioè fa una riforma, e magari a volte riesce anche a migliorare le nostre già luminose e agiate vite. E ben vengano questi eroi, grazie, prego. Ma da qui a dedurre che uno “non ha fatto niente per l’Italia” dal mero fatto che non ci siano riforme col suo nome, forse è un po’ troppo.
Un po’ come quelli che dicono dalla mattina alla sera che “bisogna uscire dalla propria comfort zone”.
Lo scorso martedì 20/2, in onore del 71esimo compleanno, Rai3 ha mandato in onda un documentario su Troisi. Bisogna vederlo insieme a tutto ciò che si può vedere di Troisi. Tra l’altro T. dice una cosa molto attuale sul dialetto napoletano (cfr. polemica su Geolier), cioè che chi sostiene di non capirlo quando parla napoletano in realtà non vuole capirlo. Dice Troisi che “è una mancanza di disponibilità”.
Avete presente quando in tv dicono “Hamas vuole ammazzare tutti gli ebrei in quanto ebrei” etc.? Avete presente quando lo dite anche voi, o vostro zio, e cita il famoso statuto di Hamas etc.? A questo link su Middle East Eye (ottima piattaforma di informazione su M.O.) c’è la più aggiornata, chiara ed esaustiva dichiarazione di intenti di Hamas. È del 2017. Sono 42 articoli, ne cito due per rispondere comodamente a vostro zio, leggetevi anche gli altri.
16. Hamas affirms that its conflict is with the Zionist project not with the Jews because of their religion. Hamas does not wage a struggle against the Jews because they are Jewish but wages a struggle against the Zionists who occupy Palestine. Yet, it is the Zionists who constantly identify Judaism and the Jews with their own colonial project and illegal entity.
17. Hamas rejects the persecution of any human being or the undermining of his or her rights on nationalist, religious or sectarian grounds. Hamas is of the view that the Jewish problem, anti-Semitism and the persecution of the Jews are phenomena fundamentally linked to European history and not to the history of the Arabs and the Muslims or to their heritage. The Zionist movement, which was able with the help of Western powers to occupy Palestine, is the most dangerous form of settlement occupation which has already disappeared from much of the world and must disappear from Palestine.
C’è questo articolo di Raimo che sta girando molto. Nella mia bolla, sta girando quasi sempre con commenti critici. Ma la mia bolla è ormai conservatrice, sia da destra che da sinistra, quindi non mi stupisce e non è totalmente rilevante. Segnalo l’articolo innanzitutto a chi insegna filosofia a scuola, perché sono loro i primi interessati.
In sintesi, l’articolo dice che i testi su cui si studia filosofia al liceo sono troppo da matusa, e che i giovani vogliono libri più freschi, meno complicati, magari anche con più riferimenti contemporanei tipo le filosofe femministe. L’insegnamento odierno della filosofia - riporto una frase riferita a un ambito più ristretto ma che mi sembra restituisca il senso generale - “risulta non solo inadeguato ma anche irrispettoso nei confronti delle richieste degli studenti”.
Da profano provo a dire una cosa, spero non troppo balzana: c’è quel famoso monologo de “La meglio gioventù” che finisce col professore che confessa a Luigi Lo Cascio di essere “un dinosauro da distruggere”. Quello era un discorso rivelatorio, magari un po’ banale nella parte esterofila (mi ricorda una mia personalissima madeleine di comicità, un articolo ridicolo e bambinesco uscito su Fanpage nel 2013, “Se hai vent’anni vattene dall’Italia”), ma comunque un discorso generosamente empowering, cioè che mette una distanza tra i soggetti in gioco. Noi siamo i dinosauri, voi ci dovete abbattere. Cioè voi potrete avere, se la vorrete, la responsabilità storica di abbatterci, necessariamente attraverso un processo di violenza, materiale o quantomeno simbolica. Il discorso di Raimo invece mi sembra, ancora una volta, Mr. Burns dei Simpson quando si mette il cappellino e prova a fare il giovane. Mi sembro io quando provo a farmi piacere la trap. Mi sembra insomma il solito cortocircuito del privilegiato bianco che dice
Chi fa il professore, trasmetta genuinamente il meglio dell’armamentario concettuale che ritiene di avere nel suo bagaglio, senza abbandonarsi a complessi di anzianità, sindromi di Peter Pan, FOMO intellettuali/modaiole o elemosine sbandierate verso i poveri cuccioli indifesi delle nuove generazioni. Nessun predatore ha imparato a sbranare dinosauri venendo imboccato col cucchiaino.