Tuffi/26
Piano editoriale personale, Nuovi Eroi, arte vuota, BCG+IA, Matteo Maria Zuppi, Gipi Stacy, basilico
Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Una cosa che mi dà molto fastidio è che se un amico mi suggerisce un film da vedere, un libro da leggere, io prendo e me lo leggo subito. Questa settimana ho visto un film di m*rda al cinema consigliatomi il pomeriggio stesso (!) da uno, due settimane fa ho iniziato (e sto tuttora leggendo) un mattone di 500 pagine perché uno stronzo mi ha detto "te lo consiglio caldamente" e io il giorno dopo, rendiamoci conto, il giorno dopo, mi sono recato in umilmente in libreria a prelevare il suddetto mattone maledetto. Ancorché “amiche”, che figura ci ho fatto con queste persone? Che figura ci facciamo a vivere così, come banderuole al vento?
Per questo motivo è giunto il tempo di cambiare, vivere diversamente. Credo sia giusto imporci un'agenda culturale, un piano editoriale, diciamo di almeno un semestre. Un piano tematico, o verticale su un autore, o comunque un programma con una sua coerenza interna. Un percorso durante il quale capire qualcosa, imparare, avanzare con la conoscenza e trarre delle conclusioni.
Ad esempio: le liste di film e libri che tutti coltiviamo in una nota del telefono non devono essere degli elenchi disordinati, ma delle gerarchie con priorità ben definite. Mi vuoi consigliare un libro? Benissimo, lo inserisco subito in fondo alla lista. Ti dico subito che probabilmente riuscirò a leggerlo verso marzo 2025. Ne volevi parlare la prossima settimana? Ah. Ma pensi che fino a mezz'ora fa io brancolassi nel buio mentale aspettando un messia qualsiasi che mi indicasse cosa leggere la settimana prossima? Pensi che io sia un coglione? Amico, io ho una vita interiore. Mi fido di te ma c'è tutto un mondo a cui devo dare conto e che voglio tenere in conto.
Altra cosa: far decantare i consigli, le mode frivole, le allucinazioni di massa. C'è questo nuovo fenomeno editoriale pazzesco che dobbiamo tutti assolutamente leggere? Andate avanti voi. Io lo segno qui, nella mia lista, con priorità bassina. Tra un anno valuteremo: se è diventato un campione, me lo leggo volentieri. Se si è perso nel chiacchiericcio ed è stato subito soppiantato dal successivo eclatante genio editoriale, ho risparmiato un bel tempo. Una mia cara amica suggeriva che bisognerebbe leggere solo libri che hanno almeno due secoli, cioè che hanno superato il filtro della storia, non si sono sedimentati nel rumore dell'epoca. È un ottimo criterio, e noi siamo troppo deboli per applicarlo così stringentemente. Ma ognuno trovi il suo.
Scrive Lenin, credo in “L'emancipazione della donna”:
« La rivoluzione esige concentrazione, tensione delle forze. Dalle masse e dagli individui. Essa non può tollerare stati orgiastici, del genere di quelli propri delle eroine e degli eroi decadenti di D'Annunzio. Gli eccessi nella vita sessuale sono un segno di decadenza borghese. Il proletariato è una classe che sale. Non ha bisogno di inebriarsi, di stordirsi, di eccitarsi. Non chiede di ubriacarsi né con eccessi sessuali né con alcool. Non deve dimenticare e non dimenticherà la bassezza, il fango e la barbarie del capitalismo. Attinge i suoi maggiori impulsi alla lotta dalla situazione della sua classe e dall'ideale comunista. Ciò che gli è necessario è la chiarezza ed ancora una volta la chiarezza. Così, lo ripeto, niente debolezza, niente sciupio o distruzione di forze. Dominarsi, disciplinare i propri atti non è schiavitù, neanche in amore."
Nei consumi sensuali (specie dopo una certa età) come nei consumi culturali: niente sciupio. Niente binge watching casuale e passivo. Niente (o poco) intrattenimento. Da qualsiasi posizione partiamo, oggettiva o soggettiva, ricostruiamo l'idea di una classe che sale.
A proposito di tv, su Raitre c'è un nuovo programma commovente. Si chiama Nuovi Eroi, va in onda verso le 20.30. Fanno vedere le storie di persone comuni insignite dal Presidente della Repubblica per piccoli atti eroici. Qualche giorno fa c'era un carabiniere che aveva fatto curare una bambina in zona di guerra, l'altro ieri un bambino scout che aveva chiesto al suo Akela (che belli gli scout) se poteva avere l'incarico specifico di assistere gli anziani. Colonne sonore celebrative, spaccati di vita quotidiani e microeccezionali.
Incredibile - ma in realtà no - pensare che il canale storicamente più rivoluzionario e irriverente, in questo momento storico sia diventato il più dolce, tenero e fedele alle istituzioni. Sia detto senza ironia: è giusto, nei momenti storici di poca immaginazione politica, appigliarsi senza vergogna a quello che di buono è stato costruito.
Il film di m*rda che mi hanno consigliato e ho prontamente visto si chiama “Non credo a niente”. È di un giovane regista modenese trapiantato a Roma, Alessandro Marzullo. Raramente si può vedere un film così tecnicamente ben realizzato (fotografia, regia e musica sono inaspettatamente molto belle) e così drammaticamente vuoto. Uno strano tipo di vuoto, non quel vuoto un po' artefatto, quella sceneggiatura volutamente sospesa affinché lasci il senso-di-vuoto nello spettatore, nono, proprio una sceneggiatura senza l'ombra di un'idea dietro.
Insomma, è un film di cui non sentirete parlare e che non andrete a vedere perché non è neanche distribuito, fanno delle proiezioni spot. Ma ne parlo perché mi ha messo davanti una paura che credo tutti sentiamo silenziosamente serpeggiare intorno a noi. Possibile che abbiamo così poco da dire? Possibile che persone che hanno imparato in modo così raffinato delle tecniche non abbiano trovato, dentro sé stesse o neanche in tutti i loro amici, uno che avesse una mezza ideuzza? E cosa ha spinto regista, attori, produttori e montatori a farlo lo stesso, anche se era chiaro a tutti che mancava completamente la cosa da dire? Come sarà l'arte del futuro? Se ci ripetiamo, non so se come mantra autoconsolatorio o perché ci crediamo profondamente, che l'intelligenza artificiale riuscirà a competere solo sul piano della forma perché sul piano del contenuto noi umani siamo troppo migliori, ecco, siamo veramente migliori sul piano del contenuto?
Rassegna stampa 1:
BCG ha fatto dei test di performance su alcuni team di consulenti supportati da IA
Una prece per il cardinale Zuppi. Classe ‘55, da un anno e mezzo presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi sarà capitato di vederlo in tv. Con quello stile così dimesso, frugale, brillante ma non pedante, laterale, quasi troisiano. Con quella scucchiona, quelle labbra così sottili e sempre sorridenti e quello sguardo vispo e remissivo. Serviva Zuppi per far tornare simpatica un’istituzione non tra le più simpatiche alle orecchie degli italiani. E soprattutto serviva Zuppi, con la dolcezza e la chiarezza di sempre, correggendo il fraudolento Paolo Mieli durante la puntata di giovedì 16/11 di Otto e mezzo, per dire finalmente in televisione che antisionismo e antisemitismo sono concetti separati, e si può essere ebrei senza essere sionisti. W Zuppi.
Gipi ha pubblicato un nuovo fumetto, o - come dicono gli ex-cosplayer complessati che provano maldestramente a sembrare normali - la nuova graphic novel. Si chiama Stacy, è parecchio bella. Leggetela quando avete tempo (mi auguro non prima del 2028).
Prima quando era una bella giornata e c'era il sole ero felice solo per me. Da quando ho un basilico, cioè da quando ho un basilico che non è morto nella prima settimana, l'ho travasato, abbiamo superato l'estate e ora ci avviciniamo all'inverno, ora quando c'è il sole sono felice per due, cioè proprio x2, sono felice il doppio di quanto ero felice prima. Sono felice per me che posso godere di una bella giornata e per lui che può crescere meglio. Forse ho capito in che senso la paternità fa impazzire i padri, la maternità le madri, etc. Ho capito in che senso l'amore moltiplica.