Questo è Tuffi! Demordiamo.
Io sono Vittorio Ray, questa è Tuffi, la newsletter de Il Tuffatore.
Questa introduzione circolarmente didascalica e morettianamente autoreferenziale è un tentativo di SEO, se vuoi ti puoi iscrivere qui sotto.
Vorrei parlarvi solo di cose belle e nobillime, eppure ogni tanto dobbiamo riportare anche fatti spiacevoli. Parliamo un attimo di Chiara Valerio, una delle più quotate protagoniste del panorama culturale italiano. Negli anni mi è capitato di leggere qualche suo intervento, quasi sempre sconclusionato, fintamente intelligente e perfettamente schiacciato sulle mode del momento. Ma veniamo a un caso concreto. Il 18 agosto Chiara Valerio ha scritto questa cosa qua:
Concentriamoci sulla prima parte: "Oggi in Italia le donne muoiono quasi tutte allo stesso modo: uccise dai mariti, compagni, conviventi". È una frase che in italiano ha un significato ben chiaro e inequivocabile, e però è falsa, evidentemente falsa, smaccatamente, una frase da spacciatrice di terrore, da avvelenatrice di pozzi. Se i grandi giornali non campassero grattando il fondo dell'analfabetismo e dell'indignazione social, una frase del genere non troverebbe spazio neanche sui sitarelli di fake news generate dai bot. E invece la scrive serenamente una delle intellettuali che - salvo miracoli - più peserà nel dibattito dei prossimi 30 anni, sul secondo quotidiano più letto d'Italia.
Due piccole, ulteriori notazioni:
Chiara Valerio è laureata in matematica e ha un PhD in calcolo delle probabilità. Davanti alla possibilità di sciacallare e sparare assurdità statistiche, neanche un briciolo di deontologia in onore dei suoi studi.
Chiara Valerio, stando a quanto si legge, era molto legata a Michela Murgia. Al funerale dell'amica ha anche declamato un elogio brillante e apparentemente sentito (si trova su youtube). Michela Murgia è morta di tumore a 51 anni. Il tumore è la seconda causa di morte in Italia, tanto per gli uomini quanto per le donne, dopo le malattie vascolari. Ad esempio, nel 2020 di omicidio sono morti 135 uomini e 91 donne. Di tumore, 97.867 uomini e 79.991 donne. Il funerale della Murgia si è tenuto il 12 agosto. Sei giorni dopo quel discorso funebre per l'amica, Chiara Valerio ha scritto che "oggi in Italia le donne muoiono quasi tutte allo stesso modo: uccise".
Mi sono svegliato, un giorno intorno a ferragosto, ho aperto instagram e ho finalmente capito una cosa che mi girava acerba e vaga in testa da un po': ogni singola piattaforma è un gergo, una grammatica, un lessico. Macroscopicamente siamo tutti nativi digitali, ma all'interno dei nativi digitali ci sono tantissime sottocategorie legate alle singole tecnologie, e i nativi delle altre categorie ci sembrano strani, buffi, un po' alieni.
Faccio un esempio: su instagram va di moda (tra i nativi di instagram, cioè chi si comporta da perfetto instagrammese) raccogliere ogni mese una decina di foto che riassumano i momenti salienti; queste raccolte sono immancabilmente coronate da una frasetta, una locuzione, un po' understating un po' allusiva un po' lasciva, talvolta in inglese, spesso adornata da qualche emoji. Ad es.: "luglio col bene che ti voglio", "dicembre, over and done with", "maggio, rinascita", "uno si distrae ma intanto succedono un sacco di cose belle". Bene, queste frasette sono un genere letterario. Hanno delle loro regole, una loro omogeneità, un canone - per ora informale. Non ci si improvvisa didascalista di raccolte mensili di instagram, come non ci si improvvisa creatore di storie di auguri per amici, etc.
Tutto questo per dire alcune cose:
ho finalmente messo a fuoco l'impacciatezza che ho nel creare contenuti su instagram. Sono arrivato tardi, non penso sia una lingua (potremmo chiamarla 'fotogrammatica') che riuscirò mai a padroneggiare.
ho finalmente messo a fuoco la sensazione di buffezza/alienità che mi suscitano le persone quando "fanno instagram", cioè quando mettono le foto e le frasette curate. Mi ricorda un po' la sensazione di quando al liceo vedevo quelli che giocavano a Warhammer, o a Dungeons & Dragons; solo che gli strani, i "nerd" (cioè quelli che parlano una lingua diversa e gergale) adesso sono alcuni miliardi di persone, la stragrande maggioranza.
poiché anche io e molti di voi che leggete abbiamo fatto parte di una setta, adesso capisco la stranezza un po' compassionevole con cui ci guardavano le persone reali, parenti e amici, quando ci vedevano scrivere su facebook. Non erano nativi di facebook, non potevano capire, non riuscivano a separare l'uomo dall'utente.
Da completo ignorante di teoria della fotografia, avanzo senza vergogna uno schema concettuale. L'arte della fotografia ha tre componenti: una filosofica/concettuale, una tecnica/manuale e una teorica/visiva. La prima è quella di saper costruire metafore, allegorie, scegliere soggetti interessanti, etc. La seconda è la bravura della mano, la resa, i colori, la postproduzione, etc. La terza, che forse riassume le altre due ed è la più necessaria, è avere il mondo davanti agli occhi e saperne ritagliare un rettangolo significativo, riuscendo a rinunciare a tutto il resto. Inutile dire che è un'abilità straordinaria e rarissima, mentre la maggiorparte di noi continua a fare le foto più grandangolari possibile.
Ho inoltre l'impressione che questa di ritagliare il dettaglio sia una capacità più femminile, mentre l'interessamento verso fenomeni macroscopici più maschile. Per fare un parallelo letterario con gli unici due scrittori che conosco un po': Pasolini è stato un acutissimo saggista, la Fallaci una straordinaria romanziera. Pasolini descriveva i rapporti tra le persone, la Fallaci entrava nelle persone.
Il generale Vannacci e molti militari di una certa età, e forse tutte le persone con un certo "pelo sullo stomaco" (Saddam Hussein, Bashar Assad, il generale Pappalardo, l'orso Yoghi e altri che ora mi sfuggono) sembrano essere accomunati da una caratteristica: il prolabio, cioè la superficie di pelle tra naso e bocca, molto alto, ampio e pieno di rigogliosi baffi, oppure - che in fondo è la stessa cosa - rasato al punto da sembrare consumato, liso, diventato grigio per la densità dei piccoli baffi sottopelle e la frequenza delle rasature per provare a domarli. La teoria andrà vagliata in senso statistico, ma nel frattempo proponiamo una modifica alla locuzione italiana: in vece del "pelo sullo stomaco", la cui origine metaforica non è neanche chiarissima, possiamo iniziare a dire "pelo sul prolabio". Esempio: "Quella persona ha veramente un bel pelo sul prolabio".
Rassegna stampa arbitraria:
Niger coup: Turkey's Erdogan opposes Ecowas military intervention
Volevamo tutti bene a Carlo Mazzone
Teche:
Stabiliamo una lunghezza minima dell'unghia del mignolo del piede sotto la quale ti devi mettere le scarpe chiuse.