Ricerca #36 | Teoria del boro centripeto
Teoria del boro centripeto. Le persone vanno a mangiare o a bere sempre un po’ più in centro di dove abitano. C'è un primo motivo, poco psicologico e molto pratico: spesso si mangia e si beve in compagnia, e poiché la città è una struttura generalmente tondeggiante, il cui baricentro (media delle case delle persone) ha una tendenza accentratrice, è probabile che per incontrarsi a metà strada con un certo numero di amici ci si troverà più in centro delle singole case di ognuno. [Nota: questo studio è valido soprattutto per le zone intorno al centro, cd. “residenziali”, cioè escludendo le zone centralissime, essendo il centro esatto un punto di singolarità che rende più difficile la regolarità e derivabilità dei fenomeni umani]. Ma non c'è solo questo motivo di comodità topologica. È ben chiaro a tutti che c'è anche una componente automigliorativa in questa spinta centripeta alla ristorazione. Sempre nell'ipotesi che le zone più-centrali siano più-migliori, anche quando si va a mangiare da soli o con la propria sorella coabitante, quindi non dovendo mediare geograficamente e potendo scegliere una direzione a piacere, si va sempre inesorabilmente verso il centro. Si possono fare le congetture introspettive più variopinte, dal volersi sentire più abitanti del centro al voler conoscere persone migliori, più ricche, più centrali o meno periferiche, etc. Questo dato di fatto dà però luogo a un fenomeno curioso: i locali (bar, ristoranti, etc.) di un quartiere sono frequentati (e quasi sempre gestiti) da persone mediamente un po’ più burine degli abitanti di quel quartiere. Attenzione, sgombriamo subito il campo da scetticismi ad ampio spettro: questo non avviene per tutti gli esercizi commerciali, anzi. Per molti altri servizi si va a) sotto casa, o addirittura b) più in periferia, soprattutto per i servizi più “popolari” nell'immaginario collettivo: se devo andare dal ferramenta, ne cerco uno vicino a me o comunque un po’ più verso fuori, perché che ne sanno in centro delle chiavi inglesi? E infatti i ferramenta sono sempre frequentati da persone leggermente più perbene del quartiere del ferramenta (sempre nella semplificazione del modello, si sta assumendo che centro//perbene, periferia//burino. Nessuno si senta offeso).Tornando alla teoria di sopra, se tutto quello che abbiamo descritto è vero ci troviamo davanti a ristoranti di quartieri residenziali che diventano vere e proprie ambasciate di tutto il quadrante periferico che si proietta e converge in quel ristorante. E se da un lato questo configura alcune potenziali crisi (molto spesso le questioni “schiamazzi” e “movida notturna” sono impregnate di un certo classismo quartieristico), dall'altro, alla luce della sottovalutata eppure profonda omogeneità culturale del nostro paese, questi microinnesti sociali non possono che essere visti come una grande sorgente di vitalità e dinamismo del tessuto urbano.